La Toscana si conferma una regione di rilievo nell’industria italiana, nonostante alcune sfide e perdite registrate nel corso degli anni. L’Istat ha pubblicato un rapporto che fornisce una fotografia dei distretti industriali toscani, rivelando interessanti dati sul settore manifatturiero e le sue evoluzioni.
Sfida e declino nel settore manifatturiero toscano
Nel periodo tra il 2001 e il 2011, la Toscana ha mantenuto la presenza di 15 distretti industriali, come rilevato dal Censimento Istat dell’Industria 2011. Tuttavia, sia le unità locali manifatturiere che gli addetti hanno registrato una diminuzione rispetto al 2001, in linea con la contrazione del settore a livello nazionale. Questo declino rappresenta una sfida per l’economia regionale, che ha visto una riduzione del 19% delle unità locali manifatturiere e del 23% degli addetti nel settore.
I distretti industriali più solidi in Toscana
Nonostante le perdite, il rapporto evidenzia che il distretto pratese si è dimostrato particolarmente solido, con una percentuale maggiore di unità locali (19%) e addetti (13,5%) specializzati. Il distretto di San Miniato, Lucca e Arezzo seguono a distanza come altri centri di eccellenza. Questi dati indicano che nonostante le sfide, alcuni distretti industriali toscani continuano a prosperare e a contribuire all’economia regionale.
La Toscana tra le regioni più occupate
Nonostante le sfide, la Toscana si posiziona ancora tra le regioni italiane con la quota occupazionale maggiore, insieme a Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Ogni distretto industriale toscano conta circa 33.000 occupati. Questo dato evidenzia l’importanza del settore manifatturiero per l’economia regionale e il ruolo significativo che svolge nella creazione di posti di lavoro.
Principali settori industriali toscani
Secondo i dati Istat, la Toscana si caratterizza per un’elevata specializzazione produttiva, seconda solo alla Lombardia e in linea con il Veneto. I distretti industriali toscani si concentrano principalmente in sei settori:
1. Tessile e abbigliamento: che include industrie tessili, confezionamento di articoli di vestiario, preparazione e tintura di pellicce.
2. Pelli, cuoio e calzature: che comprende industrie conciarie, fabbricazione di prodotti in cuoio, pelli e similari, calzature.
3. Beni per la casa: che abbraccia l’industria del legno, la fabbricazione di mobili e la produzione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi.
4. Gioielleria, oreficeria, strumenti musicali, ecc.: che include la gioielleria e l’oreficeria, la fabbricazione di strumenti musicali, articoli sportivi, giochi e giocattoli.
5. Industria meccanica: che comprende la fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici (compresa l’installazione, il montaggio, la riparazione e la manutenzione), la fabbricazione di macchine elettriche e di apparecchiature elettroniche ed ottiche, nonché la fabbricazione e lavorazione dei prodotti in metallo e la fusione di metalli.
6. Industrie cartotecniche e poligrafiche: che coinvolge la fabbricazione della pasta-carta, della carta e dei prodotti di carta, nonché l’attività di stampa ed editoria.
Questi settori rappresentano le principali fonti di occupazione e produzione industriale nella regione.
Cambiamenti nel panorama dei distretti industriali
Il rapporto evidenzia anche alcuni cambiamenti nel corso degli anni. Nel 2011, due distretti, Cortona (orafo) e Montevarchi (pelli, cuoio e calzature), sono scomparsi, mentre è nato il distretto di Montecatini Terme (pelli, cuoio e calzature). Nel caso di Cortona, la scomparsa del distretto è attribuibile a una flessione nella concentrazione manifatturiera, con una diminuzione degli addetti e delle unità locali specializzate. Nel caso di Montevarchi, invece, si è verificata una transizione dalla concentrazione di piccole e medie imprese a favore delle grandi imprese. I comuni che facevano parte del distretto nel 2001 e ad oggi ne sono esclusi si caratterizzano per un numero medio di addetti sensibilmente più alto rispetto ai comuni del distretto.
Variazioni nel panorama dei distretti industriali
I dati rivelano che, in generale, si è assistito a una diminuzione del settore manifatturiero in tutte le aree distrettuali. Tuttavia, mentre in alcune zone la crisi del manifatturiero è parte di una recessione generale, in altre, come Poggibonsi, Borgo San Lorenzo, Empoli e Prato, si è registrato un calo che va contro la tendenza positiva del sistema produttivo nel suo complesso. Queste aree rappresentano sfide e opportunità, che richiedono strategie mirate per favorire una ripresa sostenibile del settore.
Nonostante alcune sfide e cambiamenti nel settore manifatturiero, la Toscana rimane una regione di rilievo nell’industria italiana. La presenza di distretti industriali specializzati e la quota occupazionale significativa sono indicatori della solidità dell’economia toscana. Tuttavia, è importante adottare strategie efficaci per affrontare le sfide e promuovere lo sviluppo sostenibile dei distretti industriali, mantenendo la competitività e favorendo l’occupazione nella regione. Le autorità regionali e le imprese stanno lavorando per stimolare l’innovazione, promuovere la formazione professionale e migliorare l’accesso ai finanziamenti per sostenere la crescita e la diversificazione del settore manifatturiero toscano.
Inoltre, l’analisi dei distretti industriali toscani offre un’importante base di conoscenza per la pianificazione strategica e l’identificazione delle opportunità di sviluppo. Le autorità regionali e gli attori del settore possono utilizzare queste informazioni per adottare politiche e misure mirate che favoriscano la competitività e la resilienza dei distretti industriali toscani.